Il Mondiale che si sta disputando in Qatar ci ha catapultati all’interno di impianti da gioco ultra moderni costruiti con le più incredibili tecnologie in campo ingegneristico. Una realtà che abbiamo potuto ammirare in parecchie nazioni anche in Europa, tranne che, purtroppo, nel “Bel Paese”.
I nostri impianti cadenti sono, quindi, una delle lacune maggiori che impediscono lo sviluppo del calcio e delle nostre squadre di club. A questo proposito è intervenuto il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, in merito alla candidatura dell’Italia come paese ospitante per EURO 2032. In questi termini la Turchia, principale antagonista per il ruolo di organizzatore, parte decisamente più avanti, come dichiarato dal numero uno della FIGC.
“Il rapporto tra Italia e Turchia è un rapporto tra chi presenterà nel suo dossier delle fotografie di progetti stadi già realizzati e chi come noi presenterà solo i progetti. Noi dobbiamo essere credibili nella nostra candidatura, e questo passa attraverso progetti innovativi ma realizzabili. Non possiamo vendere sogni. Ultimamente il nostro paese non è più credibile come 10 anni fa”.
Parole che pesano come macigni, soprattutto se rapportate con le ormai arcinote problematiche nei rapporti tra istituzioni politiche e società di calcio in ordine alla costruzione di nuovi impianti. Di progetti di stadi futuristici sono piene le scrivanie negli uffici dei vari organi amministrativi, che però spesso incontrano nella burocrazia il loro più grande nemico. L’ultima volta che si è intervenuti in maniera seria sull’impiantistica fu in occasione dei Mondiali di Italia 90. Da quel momento in poi gli interventi di ristrutturazione si sono arenati sull’incapacità delle amministrazioni, mentre la costruzione di nuovi impianti si contano sulle dita di una mano. Tutto questo è inaccettabile per una nazione in cui che fa del calcio un fenomeno socio-culturale ancor prima che sportivo. Per spiegare la nostra situazione partiamo da un dato statistico. Il modello da seguire sembra essere quello tedesco che grazie al Mondiale del 2006 ha portato la Germania ad avere ben 15 stadi con capienza superiore ai 40.000 spettatori tutti di moderna concezione. A seguire ci sono i 9 dell’Inghilterra, gli 8 della Spagna e i soli 7 dell’Italia. Se andiamo a paragonare, la fruibilità di questi impianti per i tifosi ci accorgeremo della criticità del sistema italiano in cui i due stadi più importanti come l’Olimpico di Roma e lo Stadio Meazza di Milano non sono dotati al loro esterno di strutture per l’accoglienza dei tifosi prima e dopo la gara. Pochi parcheggi, una viabilità che paralizza interi quadranti delle città, aree ristoro inesistenti e persino la totale assenza di bagni pubblici. In Inghilterra, invece, costruire uno stadio sembra essere la normalità con addirittura lo storico Wembley, casa della nazionale dei tre leoni, che è stato completamente ristrutturato. La possibilità di raggiungere gli stadi di Londra con la metro rende di certo più agevole per i tifosi assistere ad una gara e nella sola capitale inglese sono oltre 15 gli impianti destinati ad ospitare eventi sportivi. Se pensiamo che a Roma il solo stadio Olimpico viene utilizzato per le partite di calcio di Roma e Lazio, la nazionale di Rugby e molti altri eventi, il confronto diventa tristemente impietoso.
Insomma in Italia mancano al momento le basi per una rinascita del calcio che oltre che dal settore tecnico deve ripartire anche dalle strutture. Euro 2032 può essere un’opportunità da cogliere al volo per andare a ristrutturare opere ormai vetuste e costruirne dove si può delle nuove a misura d’uomo. Gravina ha suonato l’allarme, speriamo che chi può faccia qualcosa per dare delle nuove case moderne ai vecchi tifosi italiani.