dson Arantes do Nascimento nasce nel villaggio di Três Corações, nello stato meridionale del Minas Gerais il 23 ottobre del 1940. Un paesino che attualmente ospita 72 mila abitanti che è posto nell’entroterra a circa 350 km di distanza da San Paolo e Rio de Janeiro che è divenuto famoso solo per aver dati i natali ad uno dei giocatori più forti della storia del calcio. A soli 5 anni arrivò il trasferimento con la sua famiglia a Bauru un grosso centro urbano nello stato di San Paolo che divenne la città dove diede i primi calci ad un pallone e da li a poco cambio il suo nome in quello di Pelé.
COME NASCE LA LEGGENDA DI PELE’
La leggenda narra che il giovane brasiliano non riusciva a pronunciare il portiere Bilè che difendeva la porta della squadra della sua città tanto da chiamarlo “Pelé”. I suoi compagni di squadra per prenderlo in giro cominciarono a chiamare il giovane Edson con questo soprannome non rendendosi conto di cosa si stava per costruire dietro questo soprannome. Da li in poi inizia la leggenda fatta di giocate calcistiche inimmaginabili da cui tutti i più grandi calciatori hanno tratto spunto anche fino ai giorni nostri. I video che ci sono pervenuti sono solo una parte di cosa hanno potuto ammirare gli amanti del calcio in quel periodo. Solo la mancanza di una diffusione a livello mondiale dei filmati ha reso il mito di Pelé avvolto nel mistero. Ma chi lo ha visto su un campo da calcio ha raccontato cose che nemmeno la più fervida immaginazione può cerare.
I RECORD
Pelé, infatti, ha esordito in nazionale solo a 16 anni e nel 1958 divenne per la prima volta Campione del Mondo segnando anche un record storico ancora in piedi. Con i suoi 17 anni è il giocatori più giovane ad aver segnato in una finale mondiale. Gli altri due titoli sono arrivati nel 1962 e nel 1970 ed ad oggi detiene un altro record come l’unico calciatore della storia ad aver alzato per 3 volte la coppa più ambita. Al Santos in diciassette anni passati segnò 643 gol in 656 presenze, quasi uno a partita fino al 1974, quando cedette alla corte dei Cosmos e si trasferì negli Stati Uniti dove condivise l’attacco insieme a Giorgio Chinaglia. Vinse le prime due coppe Libertadores del calcio brasiliano con il Santos nel 1962 e nel 1963 e di seguito le prime due Intercontinentali. Ha battuto in finale prima il Benfica di Eusebio e poi il Milan di Maldini, Trapattoni e Rivera. Fece piangere tutta l’Italia nel 1970 quando all’Azteca rifilò 4 gol all’Italia nella finale del campionato del Mondo. Il suo stacco di testa su Burnich al 18′ minuto che apri le marcature rimane ancora oggi un mistero. Il minuto Pelé che prende il tempo al colosso italiano e rimane in aria per due, tre, quattro secondi in modo tale da sovrastarlo.
L’UOMO
I suoi numeri non sono discutibili e lo rendono inarrivabile anche se l’eterna diatriba tra chi sia meglio tra lui e Maradona è stata oggetto di tantissime polemiche. Lui però si è sempre estraniato da qualsiasi tipo di dualismo e con la sua pacatezza ha sempre rappresentato lo sport che lo ha reso famoso e la sua nazione. Anche a livello sociale è stato importante per la sua gente perché come dimostra questo reperto d’archivio, quando giocava Pelé si fermava il paese ed i negozi chiudeva per permettere al popolo di ammirare il suo campione.
Anche a livello politico ha cercato di rendersi utile al suo paese ricoprendo l’incarico di Ministro dello Sport tra il 1995 e d il 1998 e vestendo più volte il ruolo di ambasciatore verdeoro nelle più grandi manifestazioni come i Mondiali in Brasile del 2014 e le Olimpiadi di Rio de Janiero del 2016. Ha vissuto il resto della sua vita sempre a San Paolo dimostrando un grandissimo attaccamento alla sue origini. Anche nell’ultimo Mondiale in Qatar, nonostante le sue condizioni fisiche deficitarie ha sempre sostenuto la nazionale verdeoro con video messaggi d’incoraggiamento.
Con Pelé va via il calcio degli anni 60′ e 70′ che molti hanno vissuto solo attraverso i racconti che in parte sono riusciti a recensire la grandezza di un campione unico ed irripetibile.