EDITORIALE – Siamo qui di nuovo a scrivere con le lacrime che si mischiano all’inchiostro per ricordare la memoria di un campione che quest’oggi ci ha lasciato. Si è spento all’età di 58 anni Gianluca Vialli. Lottava da cinque anni con un tumore al pancreas, ma tutti noi non ce ne siamo mai accorti. Il sorriso non gli mancava mai quando era in pubblico ed il suo carisma traspariva fuori dal campo alla stessa maniera in cui lo abbiamo iniziato a conoscere sul rettangolo di gioco. E’ morto a Londra città alla quale sono legati i suoi affetti più cari, ma anche il suo romanzesco destino da calcistico.
LA CARRIERA
Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea le tappe più importanti della sua carriera calcistica, cui si unisce l’avventura con la maglia della nazionale partecipando ai Mondiali del 1986 e del 1990. Un palmares da brividi con 2 scudetti in Italia, 4 coppe Italia, 2 supercoppe italiane, 1 coppa d’Inghilterra, 1 Coppa di Lega Inglese, 2 Coppe delle Coppe, 1 Champions League, 1 Coppa Uefa ed 1 Supercoppa Europea.
I GEMELLI DEL GOL
Nella mente degli amanti del calcio quando si pensa a Gianluca Vialli il primo pensiero va anche al suo amico fraterno Roberto Mancini. C’è stato, infatti, un periodo in cui “Vialli e Mancini sono meglio di Hugo Sanchez e Butragueño” come aveva dichiarato un certo Vujadin Boskov che li aveva allenati alla Sampdoria. I “Gemelli del gol” come venivano chiamati agli inizi degli anni 90′ portarono lo storico scudetto alla Sampdoria. Un’intesa telepatica e quasi irreale che partiva fuori dal campo, ma che nel rettangolo di gioco si palesava nella maniera più poetica. L’anno successivo allo scudetto trascinarono la Doria in finale di Coppa Campioni contro il Barcellona. Proprio nel teatro del calcio mondiale di Wembley si consuma una delle più grandi delusioni calcistiche di Vialli. L’altra era arrivata a Napoli nei Mondiali di Italia 90′ quando la nazionale di Vicini perse ai calci di rigore in semifinale contro l’Argentina. Sconfitte che non hanno minato il suo animo e che lo hanno portato a vincere in ogni competizione, ma che in lui hanno lasciato anche quel sano furore agonistico. Non ha mai smesso di pensare che ci potesse essere un’occasione per tornare a riprendersi la storia.
DA WEMBLEY A WEMBLEY: LA MISSIONE DI UN CAMPIONE
La diagnosi arrivata nel 2017 non lasciava particolari speranze perché la malattia era tra le più brutali ed aggressive. Vialli però non ha mai smesso di lottare. Operazione e terapia sono state affrontate con dignità e forza d’animo. Poi è arrivato a maggio nel 2018 l’incarico per Mancini da CT della Nazionale italiana che lo ha voluto al suo fianco nell’avventura di Euro 2020 come dirigente. Di nuovo insieme Vialli e Mancini con l’obiettivo di arrivare a Wembley e stavolta uscire con la coppa in mano. La storia di un campione riassunta in un passaggio temporale di 29 anni nei quali Vialli ha vinto tutto, ma sentiva di avere ancora l’ultima un ultimo passo da compiere. Da Wembley a Wembley, un viaggio durato dal 20 maggio 1992 al 11 luglio 2021 la notte in cui Gianluca Vialli ha finito la sua missione.
Ciao Gianluca…
Foto Twitter Nazionale Italiana