Il campo è una cosa, ma la vita privata fuori da rettangolo di gioco è un altro discorso. Questi due elementi, completamente differenti, si trovano spesso in conflitto e possono andare ad impattare sui comportamenti e le azioni di una qualsiasi personalità del mondo sportivo. In questo senso, un qualsivoglia giocatore, reputato perlopiù mediocre o meritevole di poca considerazione, potrebbe tranquillamente assurgere al ruolo di idolo e di esempio sul come condurre la vita di tutti i giorni. Di contro, un grande atleta, acclamato dal pubblico e amato a livello di prestazioni, può rivelarsi come un essere infido ed esecrabile al di fuori del proprio ambiente naturale. Come detto, coloro che calcano un campo di gioco sono un tipo di persona specifica, ma fuori dal campo, spesso, quello stesso essere umano cambia drasticamente. In bene o in male. A questo proposito, merita di essere menzionata la storia di Gregg Berhalter, allenatore statunitense che ha appena concluso la sua avventura da c.t. degli Stati Uniti.
USA, la terribile confessione di Berhalter
A seguito di un comunicato ufficiale pubblicato di sua propria mano, l’allenatore statunitense Gregg Berhalter ha deciso di confidarsi circa un evento spiacevole di cui si è macchiato tanti anni fa: “Nell’autunno del 1991, quando avevo appena compiuto 18 anni ed ero una matricola al college, ho incontrato Rosalind. Di lì a poco, avremmo iniziato la nostra relazione. Una notte, mentre bevevamo in un bar, abbiamo avuto un’accesa discussione che è continuata anche fuori dal locale. Purtroppo, la lite è diventata fisica e l’ho presa a calci sulle gambe. Quasi si subito mi pentii di quanto successo e ne parlai con tutti i miei conoscenti in moda da assumermi le mie responsabilità”. L’ex c.t. degli Stati Uniti ha poi proseguito: “Come era facile immaginare, Rosalind non volle saperne di rivedermi. Tuttavia, dopo una ampio periodo di riflessione, lei mi contattò e mi chiese di incontrarci. Lì ci siamo chiariti e abbiamo deciso di comune accordo di ricominciare da dove avevamo lasciato. Ora siamo prossimi a festeggiare 25 anni di matrimonio e abbiamo quattro splendidi figli. Non ci sono scuse per il mio comportamento e me ne rammarico ogni giorno. Spero vivamente che questa storia possa servire da esempio per tutti quanti“.
Di CARLO ALBERTO GAMBA